La neurologia
è la branca specialistica della medicina che studia le patologie del sistema nervoso centrale (cervello, cervelletto, tronco encefalico e midollo spinale) e del sistema periferico somatico (radici e gangli spinali, plessi e tronchi nervosi) e del sistema nervoso periferico autonomo
Precedentemente in Italia la trattazione delle malattie del sistema nervoso includeva in un unico “corpus” sia le patologie della mente sia le patologie “organiche”, per cui la disciplina allora professata era definita “neuropsichiatria“. Attualmente, dagli anni ’70, i due ambiti vennero articolati, scientificamente, clinicamente e didatticamente, in neurologia e psichiatria
Come per altre patologie mediche, le patologie neurologiche vengono classificate in base al meccanismo patogenetico.
Vanno quindi distinte:
Le malattie cerebrovascolari sono la terza causa di morte e la prima di disabilità nell’adulto.
Questa patologia si indica anche con i termini di “ictus” o di “stroke” (“colpo”).
Esistono due tipi di meccanismi vascolari a provocare lo ictus, e di conseguenza, due tipi di ictus, sebbene mantengano alcune caratteristiche patogenetiche comuni: lo stroke può essere ischemico o emorragico.
Entrambi i tipi di disturbo aumentano la loro probabilità di insorgenza con l’avanzare dell’età e sono molto frequenti nelle diagnosi neuropsicologiche.
Vi sono inoltre dei fattori di rischio che rendono più probabile l’insorgenza dell’ictus: ipercolesterolemia, vita sedentaria, obesità, fumo, alcol, ipertensione arteriosa.
L’attacco ischemico transitorio o TIA, è causato da un disturbo temporaneo di irrorazione sanguigna ad una parte limitata del cervello, e si manifesta con un deficit neurologico che permane, per definizione, per un periodo inferiore alle 24 ore; se i sintomi persistono per un tempo maggiore si parla di “ictus” (in inglese stroke).
I sintomi sono molto variabili da paziente a paziente, a seconda dell’area cerebrale coinvolta. I sintomi più frequenti includono la cecità temporanea o amaurosi transitoria, l’incapacità di parlare o afasia, la debolezza di una metà del corpo o emiparesi e la ipoestesia (diminuzione della sensibilità) o il formicolio della cute, di solito ad una metà del corpo. La perdita di conoscenza è decisamente poco frequente.
La principale causa di TIA è un embolo (piccolo coagulo) che occlude un vaso arterioso cerebrale. Esso nasce generalmente dalla rottura di una placca ateromasica o aterosclerotica in una delle arterie carotidi o da un coagulo originatosi in un atrio cardiaco in seguito a fibrillazione atriale. Altre cause sono il restringimento (stenosi) di grossi vasi dovuto a placche aterosclerotiche, e l’aumento di viscosità del sangue. Il TIA è correlato con altre condizioni patologiche come l’ipertensione, malattie cardiache (specialmente fibrillazione atriale), ipercolesterolemia, fumo e diabete mellito.
Fondamento della terapia dopo un TIA deve essere la diagnosi ed il trattamento della causa determinante. Non è sempre possibile distinguere subito un TIA da un ictus. La maggior parte dei pazienti ai quali viene diagnosticato in un dipartimento d’emergenza un TIA pregresso viene dimessa ed inviata al medico di famiglia per procedere alle opportune indagini. Un TIA può essere considerato un “ultimo avviso”.
- Malattie infettive e infiammatorie;
Le malattie infettive del sistema nervoso centrale possono essere classificate in base alla sede dell’infezione (come per le meningiti o le encefaliti) o in base all’agente eziologico (virus o batteri).
Il quadro clinico, per le meningiti, è composto da segni di irritazione alle meningi (cefalea, rigidità nucale, alterazione dello stato di coscienza, coma).
Talvolta si presentano anche febbre ed epilessia.
- Malattie neoplastiche;
Con l’espressione tumori cerebrali si fa riferimento ad un ampio gruppo di patologie neoplastiche che possono svilupparsi nel sistema nervoso centrale, sia a livello dell’encefalo che del midollo spinale e che si dividono principalmente in tumori maligni e benigni, sebbene vi sia un’incidenza (relativamente contenuta) di manifestazioni borderline, ovvero di tumori generalmente non invasivi ma potenzialmente malignizzanti.
- Malattie degenerative;
- Malattie traumatiche.
Una considerazione a parte merita invece l’epilessia.
L’epilessia è una condizione neurologica caratterizzata da ricorrenti manifestazioni dette “crisi epilettiche”. Questi eventi possono avere una durata abbastanza breve, tanto da passare quasi inosservati (solamente in rari casi) fino a prolungarsi per lunghi periodi. Nell’epilessia, le crisi tendono a ripetersi e spesso non vi è una causa rilevabile nell’immediato, mentre un attacco che si verifica a seguito di una specifica motivazione non è considerato epilessia.
Nella maggiore parte dei casi, la causa non è nota, anche se alcuni individui possono sviluppare l’epilessia come risultato di alcune lesioni cerebrali, a seguito di un ictus, per un tumore al cervello o per l’uso di droghe e alcol. Gli attacchi epilettici sono il risultato dell’attività eccessiva e anormale dei neuroni (le cellule del cervello) della corteccia cerebrale. In genere la diagnosi consiste nell’escludere altre possibili condizioni che possano causare sintomi simili, ricorrendo a tecniche di imaging biomedico del cervello e esami del sangue. La diagnosi di epilessia spesso può essere confermata mediante l’elettroencefalogramma (EEG), tuttavia un risultato normale in questo test non può escludere la condizione.
Gli attacchi epilettici vengono generalmente controllati tramite farmaci in circa il 70% dei casi.